L'incanto di Bali e il profumo del sacro fiore dei templi - Prima parte: Isola di artisti e Dei

Pubblicato il 7/14/2014

Il tempio di Tanah Lot, a Bali


Quando sono stata a Bali, non volevo più tornare a casa.
Proprio come i marinai del primo vascello da guerra olandese che, verso la fine del XVI° secolo, si dispersero sull'isola al punto che il capitano impiegò ben due anni prima di riunirli per il viaggio di rientro in Europa.
Anche ai nostri giorni è così : è difficile lasciare questo luogo incantevole, una volta catturati dalla magìa del suo indiscutibile fascino.

Non sono solo le sue stupende spiagge tropicali (ce ne sono di più belle) nè l'esuberanza della natura o la bellezza del paesaggio (si trovano anche altrove) e nemmeno lo splendore dei templi o delle cerimonie religiose...è tutto questo e altro ancora, che fa di Bali la quintessenza del "paradiso terrestre" tanto caro all'immaginario collettivo.


Bassa marea su una spiaggia di Bali



Quello che rende veramente unico questo minuscolo lembo di terra  è la sua cultura, singolare intreccio fra arte, misticismo e vita quotidiana : ultimo avamposto della religione hindu in Indonesia, Bali è infatti la patria di quasi 4 milioni di artisti, tanti quanti sono i suoi abitanti.

Sì, perchè ognuno qui si considera un artista, con la missione di onorare gli dei e serbare l'equilibrio naturale, attraverso la continua creazione di danza, musica, dipinti e ogni altra forma artistica possibile. 

Anche l'ospitalità qui è divenuta un'arte : contrariamente a quanto accaduto altrove, l'inevitabile commercializzazione seguita all'incremento del turismo, invece di indurre la popolazione ad abbandonare le proprie tradizioni, è servita a rivitalizzare e rafforzare il suo legame col passato. Infatti, i maggiori introiti sono serviti a elevare il livello di vita generale , favorendo uno sviluppo ancora maggiore delle credenze fondamentali.


Il rigoglioso e verdeggiante entroterra di Bali


Ovviamente, anche qui il turismo di massa ha causato storture.
I centri turistici più sviluppati come Kuta e Sanur conservano ben poche tracce dell'autentico spirito balinese, ma non ne hanno contaminato l'essenza, che continua a vivere nei villaggi disseminati sul territorio.

Basta lasciarsi la folla di vacanzieri alle spalle e andare verso le montagne,  perdendosi fra i terrazzamenti coltivati a risaie, o scalando le pendici del Monte Batur,  o inoltrarsi nelle suggestive rovine di Gunung Kawi.
Si trovano ancora foreste, regno incontrastato di scimmie urlatrici, felci preistoriche, gole e cascate, ruderi pittoreschi, orchidee, templi nascenti dal mare, ruscelli gorgoglianti fra vedute alpine, muschio e farfalle....

Bali terra di artisti...

E poi c'è Ubud , enclave culturale nota in tutto il mondo, con decine di atelier dove i migliori artisti dell'isola svelano i segreti del gamelan, del batik, del barong, della pittura e dell'arte del  dell'intaglio.

Scene di vita quotidiana, nel variopinto stile pittorico di Bali

Furono il tedesco Walter Spies e l'olandese Rudolf Bonnet, giunti a Ubud per studiare, a rendere popolare in Europa questa località negli anni '30. 
All'epoca, l'arte religiosa locale si era cristallizzata in forme rigide estranee al gusto stesso dei balinesi: Spies e Bonnet introdussero stili e tecniche della pittura occidentale, prontamente integrati e ancora visibili nelle opere contemporanee, caratterizzate da una raffinata visione naturalistica.  

Altri visitatori illustri furono lo scrittore Mark Twain, l'antropologa Margaret Mead, l'etnologo messicano Miguael Cavarrubias e il romanziere tedesco Vicki Baum.

Ubud e i villaggi vicini sono anche tra i più importanti centri di danza balinese. Quasi ogni sera è possibile assistere ad uno spettacolo e non si tratta di manifestazioni organizzate ad uso turistico. 
 La danza ed il teatro, che raggiungono vertici di grazia e raffinatezza notevoli, si suddividono in tre forme generali : wali, esibizioni sacre che sono riti di esorcismo; bebali, ossia esibizioni cerimoniali e infine bali balihan, eseguiti per semplice divertimento su palcoscenico, accompagnati da orchestre gamelan .
I programmi delle esibizioni si trovano presso il centro di informazione turistica, gestito da volontari.


Danzatrici balinesi



Orchestra "gamelan" a Bali


...e regno degli Dei !

Fin dall'inizio, la vita dei balinesi viene scandita da rituali cerimonie, che iniziano a 210 giorni dalla nascita. 
I rituali servono a preservare i valori comunitari e a perpetuare le tradizioni artistiche, ma senza mai essere opprimenti.

Si pratica l'agama tirtal , o religione dell'acqua santa, che è una sintesi di animismo indigeno, culto degli Antenati, misticismo giavanese e induismo. Contempla una divinità suprema, Sanghyang Widi, che regna sulla triade Brahma- Visnu- Siva e su una miriade di Dei e spiriti minori.
Benevoli o malevoli che siano, questi ultimi vanno onorati con offerte giornaliere, per non turbare l'equilibrio fra le forze del Bene e quelle del Male.

Sull'isola esistono  20.000 templi, il che rende Bali il luogo con il più alto numero di edifici sacri pro capite al mondo.
Molti sono situati in posizione scenografica, immersi nella foresta o protesi nel mare: come il famosissimo tempio di Tanah Lot, forse il più fotografato in assoluto!
  
Le celebrazioni religiose, allegre e vivaci, dimostrano la devozione, ma anche lo spiccato gusto per la vita proprio di questo  popolo sorridente.
Non è difficile imbattersi in una delle tante feste per l'anniversario di un tempio, che decorre ogni 210 giorni: gli uffici del Turismo ne forniscono l'elenco. 

Se possibile, ancor più spettacolari sono i funerali, cerimonie gioiose che accompagnano la liberazione dell'anima dal corpo, nel suo ritorno al Cielo.
I viaggiatori possono parteciparvi,  ma si richiede un abbigliamento consono ( no a shorts o prendisole) così come in tutte le altre celebrazioni. 


Momento di un funerale balinese


Continua...


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