Riflessioni di una travel blogger stagionata : come è cambiato negli anni il mio approccio al viaggio

Pubblicato il 8/20/2014

Viaggiando in auto nel deserto algerino

Sono una blogger stagionata. Nel senso che la mia età mi colloca sicuramente al di sopra della media anagrafica degli altri/e blogger, almeno in Italia.
La cosa comporta una certa difficoltà di gestione tecnico-informatica ma, per contro, anche la possibilità di attingere ad un vasto patrimonio di esperienze : non vi dirò la mia età precisa, vi basti sapere che svolazzo su e giù per il mondo più o meno da una quarantina d'anni. 

Ciò mi autorizza ad una riflessione su quanto ho vissuto finora, chiedendomi come è cambiato il mio modo di vivere il viaggio dalla prima volta che ho messo piede su un aereo.
Ripensandoci, è stato proprio rievocando i miei viaggi sul blog che ho potuto capire le differenze. In primo luogo, quando ho iniziato, pensavo che avrei trovato l'altrove solo andando lontano.
Nella fattispecie, l'Oriente era la mia meta prediletta, complice una parallela ricerca interiore che mi aveva avvicinato al pantheon filosofico e religioso di quella parte del mondo.

Tramonto su una spiaggia delle Maldive


In alternativa, le isole tropicali più lussureggianti mi attiravano col richiamo della loro natura selvaggia, incarnato nel canto notturno degli animali nella foresta primaria...
Ero affascinata anche dai grandi spazi aperti, dove lo sguardo potesse perdersi fin quasi a superare l'orizzonte, ascoltando solo il silenzio danzante nel vuoto.

Dal punto di vista logistico, erano gli anni in cui non esistevano ancora nè telefoni cellulari, nè tanto meno pc, tablet e internet.
Era quindi ancora possibile partire restando davvero via dal mondo, per giorni o settimane, senza la possibilità di essere rintracciati anche in luoghi relativamente poco remoti.
Rischioso? Forse un po', ma anche elettrizzante, bisogna dirlo.

Ricorderò sempre il pensiero che mi attraversò la mente come un lampo, durante una sosta nel mio viaggio in auto, nel cuore del Madagascar: viaggiavo con la sola compagnia di un'impiegata aeroportuale malgascia e di suo marito, che arrotondavano così lo stipendio e mi resi conto all'improvviso che nessun'altro al mondo sapeva dov'ero. Sarei potuta sparire in un batter d'occhio, senza lasciare traccia.
Ora, per trovare lo stesso isolamento è necessario spingersi oltre, cercando gli ultimi (pochi) angoli inesplorati del pianeta.

In vista dell'osasi, nel deserto algerno

Oppure, bisogna avere il coraggio di mollare l'ancora e di staccarsi per un po' da questi strumenti, che sono utili sì, ma limitanti, per privilegiare la totalità dell'esperienza.

I miei viaggi passati mi hanno insegnato a trovare nuove dimensioni di scoperta, anche senza dover andare in capo al mondo.
A una visione "orizzontale" degli spazi e dei luoghi, si è aggiunta la capacità di trovare l'altrove più profondo, presente ovunque.

Ciò non significa che non abbia in programma altri viaggi " a lungo raggio" anzi, la lista dei desideri è lunga e non so se riuscirò ad esaurirla negli anni che mi restano.
Ma ho imparato che Marcel Proust aveva ragione quando scriveva che " Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi".

Ora so che posso trovare l'essenza della steppa mongola anche sui brulli altopiani dei Monti Sibillini. O che il mistero di una religione occulta mi attende non solo nei templi rupestri dell'India, ma anche nelle antiche Vie Cave etrusche.
La stessa trepidazione che ho sentito nell'avvicinarmi all'arcaico villaggio di Olymbos, in Grecia, ora l'avverto pregustando la prossima visita ad un piccolo borgo medievale, annidato nelle valli dell'Appennino emiliano.
Questo è il dono che ho ricevuto con l'avanzare degli anni.


Questo articolo è stato scritto per Viaggi, Luoghi e Profumi.
La riproduzione, totale o parziale, è vietata e l'originale si trova solo su Viaggi, Luoghi e Profumi.



       

4 commenti

  1. Articolo molto interessante, in quanto la penso anche io così. Ho 37 anni e piu' o meno 20 anni di viaggi sulle spalle.......fino ai 30 per me viaggiare significava solo visistare posti esotici e lontani, Australia, Brasile,Sudafrica......quasi guardando con sufficienza i luoghi più vicini....poi ho cominciato, molto lentamente, ad apprezzare anche le bellezze a portata di mano, e scoprrie che ovunque si possono trovare tracce di storia e luoghi interessanti da conoscere ......non è necesssario andare dall'altra parte del mondo e ora sono più che certa che il viaggio è più uno stato interiore ,non una gara a chi fa più kilometri come purtroppo, molto spesso fra i miei coetanei e fra i piu' giovani accade..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per il tuo contributo : temevo che l'articolo finisse per essere banale, o troppo ego-riferito. Mi fa piacere che invece altri la pensano come me.

      Elimina
  2. Wanda mi piace un sacco questo post... soprattutto quando dici che spesso si cerca "l'altrove" solo andando lontano.
    L'approccio al viaggio cambia davvero con gli anni (ma anche di stagione in stagione) e credo che la cosa più bella che si possa fare sia continuare a raccontare questa passione in divenire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Giovy, come dicevo non ero sicura di questo post : ho sempre il timore di "scrivermi addosso" e di non comunicare contenuti veramente interessanti. So che tu hai un approccio simile al mio nel viaggiare e mi sento meno "sola" e anomala nel panorama italiano del blogging di viaggio.

      Elimina