Le città del profumo: Venezia. Capitolo 2 - Lo spirito fragrante della Serenissima

Pubblicato il 11/21/2014

mappa delle antiche Mude vemeziane


Marco Polo. Ancora lui. Nel 1200 fu infatti il leggendario mercante- esploratore, a portare per primo dai suoi viaggi il Muschio, mitica materia prima di origine animale, che avrebbe fatto la fortuna dei muschiari veneziani.

A quanto pare, la moda di aspergersi di balsami e fragranze fu lanciata nell' XI° secolo da Anna Teodora Doukaina,  principessa bizantina sposa del Doge Domenico Selvo, diventando ben presto una manìa dilagante. 

Fu così che, nel Rinascimento, Venezia arrivò a contendere a Firenze il primato della profumeria in Europa. 

Le "Mude", carovane navali della Serenissima, percorrevano senza sosta i mari a caccia di spezie ed aromi, con cui i veneziani aspergevano ogni cosa: guanti,scarpe, calze, abiti e persino monete, rosari e...le mule che cavalcavano. 
Sei erano le rotte principali, da cui  arrivavano tesori come Ladano, Rosa Moscheta, Zafferano. Mirra, Cipero, Muschio, Gelsomino e molte altre essenze, alcune delle quali oggi introvabili o dimenticate.





Muda di Siria, Muda D'Egitto, Muda della Tana e Di Romania e ancora,  Muda di Trafego, di Barbaria e Muda di Acque Morte.....nomi evocativi di un'affascinante epopea di viaggi e commerci.  
Il pannello descrittivo di queste antiche vie d'acqua, che insieme agli aromi trasportavano cultura, è stato forse il momento che mi ha emozionato di più durante la visita al Percorso del Profumo, allestito in alcune sale di Palazzo Mocenigo. 

Chiudere gli occhi, e annusare le miscele odorose corrispondenti a ogni Muda è stato come fare un viaggio nel tempo, trasportata da ali invisibili intessute di molecole fragranti. 

Avevo poco prima visitato anche la magnifica esposizione di flaconi  della Collezione Storp al piano terra ma, dopo tanta stuzzicante festa per gli occhi, mi mancava un'adeguata soddisfazione dell'olfatto.




Ed ecco quindi l'essenza profumata delle Mude, ma non solo : nella sezione interattiva dedicata alle diverse "famiglie olfattive" mi aspettava  lo spirito soave di altri fiori, resine e legni, racchiuso in una boccetta come il Genio di una Lampada.
Fra tutti, ricordo ancora l'esotico Sandalo, il raffinato Petit Grain e la penetrante eleganza della Rosa, in tutta la sua purezza.

Mi accorgo che non vi sto descrivendo il percorso canonico attraverso le sale del Museo in modo ordinato, nè organizzato. 
Piuttosto, mi viene spontaneo ricordare le emozioni olfattive legate alla mia visita, svoltasi in maniera altrettanto disordinata. 


Palazzo Mocenigo: strumenti del muschiere veneziano


Museo del Profumo a Vemezia: l'Erbario Mattioli


Ho visto, sì, la sala che riproduce il laboratorio di un muschiere, con i suoi strumenti: gli alambicchi, i telai per l'enfleurage, il taglierino per il sapone bianco di Venezia. 

E i libri, come l'erbario cinquecentesco di  Pietro Andrea Mattioli, che illustra la tecnica della distillazione. 
Ma proprio qui, il pannello con la mappa delle Mude mi ha catturata, proiettandomi in tempi lontani.

Così, inebriata, ho perso ogni pretesa di seguire un itinerario razionale, vagando piuttosto alla ricerca di altri profumi e fragranze, soffermandomi incantata dalle rarissime materie prime esposte, come il favoloso Muschio Siberiano, l'Ambra Grigia e lo Storace.


Muschio Siberiano

Si capisce perciò come, per rispecchiarne il valore, ingredienti così preziosi venissero custoditi in flaconi e contenitori opera di maestri artigiani e di artisti.

Ancora dalla Collezione Storp, che li ha concessi al Museo con un prestito a lungo termine, ecco  quindi nella sala successiva una raccolta di meraviglie in bronzo dorato, porcellana e vetro soffiato, di diversa manifattura europea dal XVII al XX secolo, che completano l'altra esposizione temporanea al pianterreno del Palazzo.



Flaconi antichi portaprofumo, dalla Collezione Storp, a Venezia


Più volte però sono andata avanti e indietro, fra le due sale dove erano esposte le famiglie olfattive e la mappa profumata delle Mude.
Non sapevo resistere al loro richiamo, consapevole che sono una testimonianza imperdibile, specie oggi, quando l'arte della profumeria langue sotto  la dittatura dell' IFRA e della UE.

Coi loro editti pseudo-sanitari, riguardo alla presunta allergenicità di alcuni  componenti, questi enti ormai hanno impoverito il livello qualitativo dei profumi in commercio negli ultimi anni. 

Per questo il magnifico "Organo del Profumiere" intarsiato, con i suoi 200 oli essenziali ad anfiteatro, sembra davvero il cimelio di un'epoca ormai irrecuperabile.



Venezia, Museo del profumo: l'Organo del Profumiere


Eppure, nonostante tutto, c'è ancora chi ha intenzione di far rivivere l'epoca d'oro della profumeria veneziana.

Ricordate il bianco destriero del Pino Silvestre Vidal? 
Sembra proprio che abbia ripreso la sua corsa sugli oceani,  sulle rotte delle dei mercanti emuli di Marco Polo.
Ma questa è un'altra storia e, se continuate a seguirmi, ve la racconterò...


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