Le città del profumo: Milano, profumi d'epoca, arte contemporanea e storia

Pubblicato il 1/15/2015


Museo del Profumo di Milano


Vedete la collana qui sopra? Bene, non si tratta di un gioiello,  ma di un...profumo! 
Proprio così, sono undici flaconi in vetro soffiato, a forma di perla e disposti a imitazione di un collier, creati per il profumiere parigino Delettrez nel 1927.
E' solo una delle mille e più meraviglie, esposte presso il Museo del Profumo di Milano, che ho visitato nei giorni scorsi.

Come ogni tesoro che si rispetti, il museo è nascosto in una moderna grotta fatata, ovvero nel seminterrato di un anonimo condominio della periferia milanese.
Nessuna targa luccicante ne segnala la presenza all'esterno. Per questo, il contrasto che si avverte entrandovi è ancora maggiore.


Milano, Museo del Profumo

La prima sensazione è di sorpresa mista a smarrimento : non si sa dove posare lo sguardo, attratto simultaneamente dagli infiniti bagliori sprigionati dalle cristalliere.
Flaconi di profumo, astucci e cofanetti preziosi, barattoli e ninnoli di ogni forma, colore ed epoca, si affollano sui ripiani in una scintillante parata.

Trattengo l'impulso ad incollare il naso alle vetrine, affascinata dalle storie che il giornalista e storico Giorgio Dalla Villa  inizia a raccontarmi, con l'entusiasmo dell'appassionato.
Scopro così che i pezzi esposti, raccolti in oltre vent'anni di ricerca, sono testimonianze di storia, di  costume e di arte contemporanea, oltre che di cultura profumiera del periodo fra '800 e  '900.

Raffinate opere vetrarie, disegnate da Paolo Venini, Fulvio Bianconi e Carlo Scarpa, oltre che da Renè Lalique e Salvador Dalì, offrono lo spaccato di un'epoca in cui la genialità degli artisti ha dato vita a un nuovo tipo di bellezza, applicato all'industria. 



Milano, Museo del Profumo


Qui non vi sono percorsi olfattivi, nè sale didattiche come nel Museo di Palazzo Mocenigo a Venezia.

Quella che sfila sotto i miei occhi è invece la storia quotidiana della bellezza, raccontata attraverso le voluttuose fragranze amate dalle parigine, ma anche dai più semplici sentori delle italiche "signore perbene", conformi all' auspicata rispettabilità di regime.

Accanto ai profumi, sono esposti anche cosmetici e belletti, specialmente ineffabili ciprie, racchiuse in barattoli di squisita fattura, che farebbero ancora oggi la felicità di ogni donna. 

La presenza delle più importanti industrie storiche italiane è notevole: finalmente vedo alcuni flaconi della leggendaria "Acqua di Felsina" che tanto lustro anche internazionale portò alle aziende bolognesi Bortolotti e Casamorati.


Museo del Profumo di Milano


Milano, Museo del Profumo


Spiccano anche le milanesi Giviemme e Migone: quest'ultima, cessando l'attività nel 1950, fu l'azienda profumiera più longeva d'Italia. La sua fondazione risale infatti al  1778, ben prima quindi della francese Guerlain ! 
Di Giviemme troviamo frammenti di storia italiana, raccontati dalle creazioni battezzate da Gabriele D'Annunzio. "Contessa Azzurra" e "Giacinto Innamorato" sono fra le più note.

Corredato da un delizioso libriccino miniato, c'è anche un curioso esemplare de "La Rosa degli Uscocchi" facente parte della linea " I Profumi del Carnaro", firmati anch'essi dal Vate ma prodotti dalla bolognese Lepit. 




Milano, Museo del Profumo

Ovviamente, sono presenti anche le più celebri "maison" francesi: Coty, Guerlain, Patou, Lanvin, Dior, Chanel.... nomi leggendari,  per creazioni che ormai fanno parte del Mito e che pensavo di poter vedere solo a Parigi.

Personalmente, ho sospirato a lungo davanti ai miei amati Guerlain: Vol De Nuit, nel suo flacone a forma di elica d'aereo, ma anche Vega, Liu e una inedita versione di Shalimar in Lotion Vègetale.

Il solitamente sobrio Patou mi ha invece molto divertito, con il suo omaggio nazionalista al varo del transatlantico "Normandie" , raffigurato nel massiccio flacone celebrativo a forma di nave. Scomodissimo da usare, suppongo...
  


Milano, Museo del Profumo






L'apoteosi del kitsch fu raggiunta però negli anni '50 e '60. Grammofoni, feluche egizie, torri, campanili, animali : tutto diventava contenitore  di profumi, principalmente come souvenir per i primi turisti di massa.

Questi cimeli esteticamente ridicoli, nascosti in cantina e poi gettati via negli anni del benessere, ora sono pezzi da collezione molto ricercati, che possono raggiungere quotazioni anche notevoli.

Il merito della riscoperta di questo modernariato dei profumi, va anche alla rivista "Profumeria da Collezione" nata poco prima del Museo. 
In ogni numero lo staff di redazione, considerato fra i maggiori esperti di profumeria d'Epoca, racconta le avvincenti e sconosciute vicende che accompagnarono le creazione dei profumi più noti.


Milano, Museo del Profumo

Come quella di Chanel n. 5, la fragranza forse in assoluto più celebre di tutti i tempi: storia in cui il mistero si intreccia agli eventi di guerra, con risvolti imprevedibili e, soprattutto, inediti.

Il Museo del Profumo di Milano è visitabile solo su appuntamento. Vi sono ora anche alcune agenzie che lo includono nei loro tour della città.
Si trova nella zona del Cimitero Monumentale, ed è facilmente raggiungibile con il tram n 14 , che ferma anche in Piazza del Duomo.
Tutti le informazioni sulle modalità di prenotazione della visita, si trovano sul sito  http://www.profumeriadacollezione.com/museo/ 


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5 commenti

  1. Molto interessante Wanda! Visto che vado a Milano spesso, andrò a dare una curiosata.....Grazie!! Annamaria

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    1. Immaginavo ti avrebbe incuriosito ! Per di più, se come mi sembra di ricordare, siamo della stessa generazione, farai un viaggio anche nel passato!

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  2. Fantastico grazie per avermi fatto scoprire questo museo ci andrò sicuraente

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  3. Sono nata e cresciuta a Milano e non ho mai saputo dell'esistenza di questa meraviglia! Grazie!

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    1. Eh si, Paola, sono in pochi a conoscerlo, anche fra i milanesi: lieta che il mio post ti sia di aiuto!

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