Volando nella nostalgia dell'azzurro...

Pubblicato il 2/03/2015


La terra vista dal cielo
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Credevo di avere oramai dimenticato. Ma, come ha detto qualcuno, se sei stata una hostess di volo tale rimani sempre, anche dopo anni in cui la tua vita ha preso altre strade.
Me ne sono resa conto nel mio ultimo viaggio, forse perchè, dopo tanto tempo di voli low cost, ho di nuovo messo piede su un aereo Alitalia, che è stata la compagnia con cui avevo iniziato la mia carriera. 
Guardando le mie colleghe al lavoro, ma soprattutto immergendomi nell'azzurro del cielo che assediava il finestrino, sono stata sopraffatta da un'ondata di emozioni e ricordi.

Già diciassettenne avevo deciso che quello sarebbe stato il mio lavoro, non appena varcata la soglia dell'aereo SAS che mi avrebbe portato a Copenaghen.
Vedere quelle ragazze, sicure e belle nella loro uniforme,  e decidere che anch'io sarei diventata così, è stato tutt'uno.

Solo due anni dopo, infatti, avrei realizzato il mio sogno, entrando a far parte della "compagnia di bandiera" italiana, come la si definiva allora.




In quell'epoca (parlo degli anni '70) si diventava maggiorenni solo a 21 anni. Nel mio caso quindi, per frequentare il corso di addestramento era necessario il consenso dei genitori.
Ricordo la discussione notturna dei miei, origliata per caso alzandomi dal letto: mia madre, che avrebbe sognato la stessa vita per sè, l'ebbe vinta su mio padre, che invece non voleva lasciarmi andare.
    
Rivivo ancora, come fosse oggi, l'emozione del giorno in cui ricevetti il telegramma di conferma, in cui mi si annunciava la data di entrata in servizio : 1° luglio 1972.
Nei pochi giorni che mancavano dovetti scendere a Roma, che allora era l'unica base operativa, e trovare una sistemazione.

Iniziò così uno dei periodi più belli, ma anche più complessi, della mia vita, quello in cui avrei vissuto e sviluppato la mia vocazione di viaggiatrice.
Ebbi la fortuna di venire assegnata subito ai voli sul lungo raggio: il Boeing 747  (meglio conosciuto come Jumbo Jet) era appena entrato in servizio sulla linea Roma - New York, ma alcune rotte dell'estremo Oriente e del Sud America venivano ancora coperte dagli affusolati DC8.




Aerei gloriosi il cui allestimento però, per noi Assistenti di Volo, era quantomai faticoso: carrelli e cassetti del galley  (la nostra area di lavoro) erano pesantissimi, gli spazi di manovra scomodi e privacy quasi nulla. Nei lunghi voli oltreoceano, spesso mi è capitato di riposare rannicchiata in certi vani-ripostiglio a ridosso delle toilettes, protetta da una tendina che spesso veniva aperta da passeggeri indiscreti. 

Il momento che mi piaceva di più era di notte, quando tutti dormivano. Mi tuffavo nel blu profondo del cielo,  in cui a tratti sfrecciavano le luci di altri aerei, e pensavo al mio futuro, a tutta l'entusiasmante vita che mi aspettava.
Ma anche mi interrogavo sul mistero di quell'universo, in cui mi sentivo avvolta come in un sogno.

E poi gli avvicendamenti  : allora poteva ancora capitare di restare in sosta diversi giorni, in splendide destinazioni, di cui però scoprivo anche gli aspetti più sconvolgenti.
Come la mia prima volta a Bombay  (oggi Mumbay) dove lo spettacolo dolente delle migliaia di persone che vivono e muoiono sul selciato, insieme a quello delle prostitute prigioniere nel quartiere delle "gabbie", mi ha aperto gli occhi e segnato il cuore.




Ci sarebbero voluti ancora altri trent'anni prima che internet portasse in ogni casa le immagini del mondo più feroce, e la televisione ne mostrava solo rari esempi.
Bisognava andarci, in quei luoghi, per vedere con i propri occhi come la dignità dell'essere umano potesse venire calpestata.
E io ho avuto la fortuna di poterlo fare, rendendomi conto di quanto fossi provilegiata. 

Sono stati anni di crescita e scoperta, in cui ogni mattina al risveglio dovevo ricordare dove fossi quel giorno. 
Anni di interminabili attese negli aeroporti e di fatica, ma anche di luoghi elettrizzanti e alberghi meravigliosi. Di sradicamento, ma anche di solidarietà con i compagni  di volo.

Anni colmi di un'aspettativa gioiosa, che allora sembrava misurarsi su un futuro infinito.
Lo stesso futuro che ora bussa di nuovo alla porta dei miei ricordi, ma che non tornerà più.



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4 commenti

  1. Che bel post Wanda, fare l' hostess di volo è stato il mio sogno di gioventù per tanto tempo, purtroppo mai realizzato. Lavorare come assistente di volo in quegli anni dev'esser stato davvero magico e ti invidio molto!
    Chiara

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  2. Grazie Chiara, quando scrivo questi post così "personali" ho sempre il dubbio che possano essere interessanti per chi legge! Sì, è stata una bellissima esperienza, che mi ha formato anche molto e che forse ho interrotto troppo presto....

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  3. ciao cara Wanda..interessante e bello rivivere con te anni passati e così vivaci!! Penso siamo in tante a dire: anch'io anch'io..ma ...in effetti avevo deciso di diventare hostess, penso di aver avuto intorno ai 15 anni, quando hai tutto il futuro da disegnare e scegli con animo leggero..purtroppo mi sono scontrata con l'unica cosa che mi poteva fermare...ahimè, non avevo l'altezza...uff uff ci voleva un minimo di un metro e 70, ed io non ci arrivavo x pochi centimetri! Con tantissimo dispiacere ho dovuto rinunciare, vabbè.....brava, che con un lavoro così sei cresciuta e maturata...baci annamaria

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    1. Peccato Annamaria, adesso ce l'avresti fatta, perchè la maggior parte delle compagnie richiedono un'altezza minima di 1,65!
      E' un'esperienza che raccomanderei, ma non a ragazze troppo giovani : anche se ora le soste e gli hotel sono meno "lussuose" di allora, si rischia di perdere il contatto con la realtà di una vita normale. baci anche a te e buona giornata!

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