Di come, secondo me, solo andando a piedi si viaggia davvero

Pubblicato il 5/18/2015

"Viandante sul mare di nebbia" Caspar David Friedrich (1744-1810)

Quando si tratta di viaggiare, per me ogni mezzo va bene.
Certo, dipende dalla destinazione,  dalle distanze e - soprattutto - dal tempo a disposizione.
Paradossalmente, la velocità con cui oggi raggiungiamo luoghi anche molto remoti, ha tolto spessore all'esperienza, rendendoci viaggiatori "orizzontali", collezionisti di luoghi che, una volta a casa, diventano semplici cartoline virtuali.

Mi sono accorta invece che, solo andando a piedi, riesco a vivere l'essenza del viaggio nel suo significato di scoperta e trasformazione.

Avendo quasi sempre meno tempo di quanto vorrei, anch'io mi servo dei mezzi più veloci per arrivare su destinazioni lontane.
Però, quando sono sul posto, cerco per quanto possibile di camminare.

Negli ultimi anni, specie quando viaggio per isole, cerco le più minuscole, quelle che posso esplorare completamente anche a piccole tappe, magari integrando il cammino per alcuni tratti con i mezzi pubblici locali.
Solo così torno a casa senza rimpianti.


Sentiero in Grecia



Muovendomi con un auto o un motorino, non sarebbe la stessa cosa.
Prima di tutto, voglio essere concentrata interamente  su quanto mi circonda, voglio guardare il più possibile. Anzi, contemplare.
Se devo guidare passo, vedo, ma non guardo davvero. Non posso salutare il pastore che passa col suo gregge, non come si deve.

Anche se mi fermo, non è lo stesso: la semplice sosta, per poi risalire in auto,  spezza il presente in frammenti discontinui.
Solo camminando ho il tempo per entrare nello spirito del luogo, ne apprezzo tutte le sfumature e lo vivo pienamente in modo multisensoriale.

Vedo ogni colore, ogni variazione di luce, ogni nuvola, persona o animale che incontro. Mi fermo a leggere una scritta sopra una porta o a contemplare il gioco delle nuvole.
Sento le variazioni di temperatura, il vento, il sole e a volte anche la pioggia.
Inspiro gli odori delle capre che brucano, del pane sfornato o anche dei rifiuti che marciscono al sole. Mi perdo nei profumi dell'incenso che brucia sui davanzali, nel sentore del mare o delle erbe selvatiche...
Ascolto i rumori : l'abbaiare dei cani, un aereo lontano, la canzone trasmessa dalla radio che esce da una finestra o lo scampanìo di una chiesa. 




Solo dettagli, forse, che però compongono l'identità di un luogo e di una cultura come in un mosaico.
Andando a piedi,  tutte queste cose trovano il tempo di entrare in me e diventano me, cambiandomi nel profondo, come ogni vero viaggio dovrebbe fare.
Inoltre, camminare da soli desta simpatia e curiosità, facilitando il dialogo con gli abitanti del luogo, che spesso sono inclini ad invitare il viandante, perchè ne avvertono l'autentico desiderio di scoperta.

Come dite? I "selfie", le condivisioni in tempo reale e i tweet...?
Dei selfie non se ne parla proprio, non fanno per me.
In quanto alle condivisioni varie, se volete seguirmi, mi sa che dovrete avere pazienza...come posso trasmettervi qualcosa di vero, se io per prima non mi soffermo a guardare ?


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2 commenti

  1. Un bellissimo post che mi evoca sensazioni di lentezza, di sguardi rapiti da paesaggi ,persone, e tutto lentamente ,senza fretta, senza l'ansia di condividere subito ogni cosa , ma assimilando i frammenti di cio' che ci circonda facendoli nostri poco a poco.
    Chiara

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    1. Si Chiara, e' proprio cosi' viaggiando in questo modo, le cose che incontriamo diventano nostre!

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