Lasciate ogni speranza o voi che entrate: cronaca semiseria di una giornata a Pitti Fragranze - prima parte

Pubblicato il 9/17/2015




Nel post precedente, vi ho parlato della mia visita ad Aquaflor, luogo incantato nel cuore di Firenze.
Il giorno dopo, da quello che per me era un Paradiso, sono scesa nel girone infernale di Pitti Fragranze...e il bello è che, per entrarci, ho pure pagato.
Infatti, non essendo stata ritenuta una blogger abbastanza blasonata per meritare l' accredito, sono andata il sabato, unico giorno riservato al plebeo pubblico pagante.
Fosse solo per questo, poco male: anzi, pensavo che i 10 euro scuciti per l'ingresso mi avrebbero garantito la libertà di muovermi e anche di dire ( e scrivere) come volevo. Invece, vedi un po', non mi hanno lasciato nemmeno libera di uscire a prendere una boccata d'aria ( e vi assicuro che, dopo un po', se ne sentiva il bisogno).


Sì perché, al momento di staccare il biglietto, la gentile signorina ha lanciato un monito di sapore dantesco: attenzione,  una volta uscita anche solo per una breve pausa, non sarei potuta più rientrare nell'area espositiva.

Figuriamoci se avessi voluto uscire a mangiare qualcosa di diverso dai paninazzi del bar/ristorante interno : anatema!
Al tono intimidatorio dell'avvertimento, il mio primo impulso è stato di girare sui tacchi e andarmene subito.
Fortunatamente ho contato fino a dieci e non l'ho fatto, perché una volta dentro ho trovato la cortesia e il calore di molti espositori e profumieri che ormai sono quasi amici.

Pertanto è solo di queste persone gentili e del loro lavoro che parlerò. Il resto su Pitti Fragranze 2015, le sue installazioni, performances  etc etc,   ve lo racconterà qualcun altro. 



E, se lo scopo del diktat era di scoraggiare il pubblico "non addetto ai lavori" come me, vorrei rassicurare il comitato organizzatore: ci siete riusciti benissimo, non credo metterò mai più piede lì.

Appena entrata non poteva andar meglio: sparisce il disappunto appena vedo Olivier Durbano e lo scintillìo delle sue fragranze "Pierre Poèmes"  .
Mentre lui è impegnato con un altro visitatore, mi approprio di una mouillette, impaziente di annusare Chrysolithe #11 la sua ultima, cristallina creazione.
E dico cristallina non solo perchè, come tutte le altre della collezione, è associata ad una pietra preziosa...uso questo precisa parola perchè è quella scaturita per prima nel sentire questa fragranza.

Pur senza traccia di incenso, emana un'aura mistica luminosa ed intensa.  Non è un caso, visto che fra i componenti vi sono piante aromatiche di lunga tradizione esoterica: l'Issopo e la Salvia dal potere purificatore, il Cedro rivitalizzante, il Cumino Nero dalle virtù protettive... e c'è anche il Pepe Nero, che a me piace particolarmente per il suo spirito di Fuoco che infonde coraggio.


  
Ci sarebbe ancora molto da dire su questa,  sulle altre fragranze di Durbano e sul suo singolare percorso di compositore di essenze: ma lo farò presto, dedicandogli un intero post.
A Firenze il suo stand è stato per me un punto di riferimento per la sua composta energia, nella quale ho sostato più volte per riposare.

Subito dopo, nell'affollata postazione di Kaon, ecco accogliermi il sorriso caldo di Neela Vermeire. La scorsa primavera a Milano non ero riuscita a sentire Pichola, l'ultimo profumo della sua collezione dedicata all'India ed ero molto curiosa.
Il suo nome infatti è lo stesso del lago che si trova in Rajasthan a Udaipur e sul quale sorge il magnifico palazzo del Maharajah Udai Singh II, ora trasformato di hotel di lusso.

Anni fa ho avuto la fortuna di  navigare sul lago Pichola, che è costellato anche da altri suggestivi palazzi: il ricordo che ne ho è quello di un tempo sospeso nel sogno, inafferrabile e difficile da descrivere a parole : figuriamoci con un profumo !
E invece, se chiudo gli occhi mentre inspiro le note della composizione di Duchaufour, sento prima di tutto il suo carattere acquatico, che fa pensare ai fiori di loto al tramonto, proprio come se fossi ancora sul lago. 

Profumi Neela Vermeire


Di nuovo nella calca dei corridoi, inciampo letteralmente in Antonio Alessandria che, pur avendomi visto una sola volta mesi fa e per pochi minuti, si ricorda di me e mi invita al suo stand.
Antonio è giovane, ma ha l'aspetto e i modi di un gentiluomo di altri tempi: sorridente come sempre, si accalora raccontandomi Fleur et Flammes, il suo nuovissimo profumo.

C'è molta Sicilia nel suo aroma, a un tempo festoso e intrigante : note pungenti di polvere da sparo, mischiate al sentore di una stanza ombreggiata, satura dei fiori per la processione, rievocano sogni d'infanzia, nei quali la fantasia trasforma i fuochi d'artificio della festa in corolle di fuoco.
E' un profumo floreale, che ricorda un po' i classici di un tempo per importanza e struttura, ma sempre con il temperamento un po' sulfureo che avverto in tutte le creazioni di Alessandria.



Continua...


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