La volta che, viaggiando sola, sono diventata un'attrazione...

Pubblicato il 11/16/2015





Di solito si viaggia per conoscere il mondo e per lasciarsi stupire da nuovi e inusitati costumi e abitudini.
A me, invece, una volta è capitato il contrario. Ovvero, sono stata io a diventare per alcuni giorni un'attrazione per gli abitanti del luogo.
Dove? È successo in Malesia, più o meno una ventina di anni fa.

Per la precisione, mi trovavo a Pulau Langkawi, sull'isola principale dell'omonimo arcipelago nella regione del Kedah, nel mar delle Andamane.

Arrivata con un breve volo dalla capitale Kuala Lumpur, mi ero sistemata in un gradevole bungalow affacciato sulla spiaggia di Pantai Cenang, dove avrei trascorso un Capodanno tropicale come si deve.
Sabbia bianca, mare cristallino, palme al vento e un misterioso entroterra, degno delle novelle di Sàlgari, aspettavano solo me!

Come sempre viaggiavo sola e, tanto per darvi un'idea di come funzionava allora, a quei tempi internet, telefonini, smartphones e tablet erano ancora di là da venire perfino nella mente di Bill Gates, Steve Jobs e compagnia.



Un bel mattino, uscendo sulla veranda per salutare il mare, ho visto una fila di  persone (in maggior parte uomini) in piedi nel giardino circostante, apparentemente nulla facenti.
Al momento non ci ho fatto caso: aspetteranno qualcuno, o saranno inservienti dell'hotel, mi sono detta.

Fatto sta che la sera, al mio ritorno dopo l'escursione di turno, c'è n'erano altri, sempre in fila, in silenzio e sempre apparentemente in attesa di qualcosa.
Il giorno dopo, la stessa storia.

Al che, incuriosita, ho chiesto informazioni sullo strano assembramento all'impiegato della reception. "Vengono per vedere lei" mi ha risposto, come se fosse la cosa più naturale del mondo "non hanno mai visto una donna che viaggia sola...sa, non sono abituati".

Per tutto il soggiorno mi sono sentita un po' osservata, ma anche in un certo modo protetta dai silenziosi spettatori, che ormai salutavo mattina e sera come vecchi amici.



Nello stesso tempo però, ho imparato come possono sentirsi gli "indigeni" ad opera di certi sedicenti viaggiatori, che tuttora imperversano:  osservati come  animali allo zoo e bersagliati dai flash delle macchine fotografiche.

Per questo, quando sono in viaggio non mi piace fotografare le persone, se non in casi particolari e solo dopo aver chiesto il permesso di farlo.
Il sorriso che sempre accompagna il loro assenso è uno dei ricordi più belli che porto con me.


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2 commenti

  1. Wanda, sei stata una pioniera! Se già in certi paesi ci guardano straniti perché viaggiamo sole nel 2015, non oso immaginare venti anni fa!

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    1. Sono andata a rivedere il mio passaporto di allora ed era il 1992, 23 anni fa quindi...non mi ritengo una pionera, le vere esploratrici secondo me sono altre, coraggiose donne che si sono spinte in terre inesplorate e pericolose come Freya Stark, Alexandra David Neele e altre. Per questo, mi stupisco un po' quando vedo ancora tanto timore di mettersi in viaggio da soli. Tanto più che oggi, tramite smartphones e compagnia bella, è difficile restare veramente da soli.

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