Da oggi, non chiamatemi più Travel Blogger...

Pubblicato il 12/03/2015


Ieri era il mio compleanno e per festeggiarlo mi sono concessa una giornata di totale libertà.

Non dal lavoro, visto che sono disoccupata, ma dalle preoccupazioni e dai pensieri che caratterizzano le mie giornate "standard". Volevo immergermi nella bellezza, qualunque aspetto prendesse, ma senza programmare troppo.
Quindi, mi sono alzata con calma e, dopo colazione, ho raggiunto il centro di Milano per il primo appuntamento : la mostra del National Geographic, presso il Museo di Storia Naturale.

Ho sempre pensato che l'opera di questa gloriosa associazione sia da prendere come esempio per chi, come me, ama viaggiare ed esplorare le meraviglie del mondo e ne voglia raccontare qualcosa agli altri.
Ieri però mi sono resa conto di quanto, nonostante i miei numerosi viaggi, io fossi lontana dalla statura sia dei suoi fondatori, che di tutti coloro che li hanno seguiti.
Non che mi sia mai ritenuta alla loro altezza, intendiamoci:  ma, nel mio piccolo, credevo di essere anch'io una "voce" dello stesso coro, magari nell'angolo più lontano e nascosto.

E invece, non c'è proprio storia.
Di fronte al coraggio, alla tenacia e alla bravura manifestate nelle opere viste ieri, non c'è travel blogger che tenga.
Qualcuno forse vi si avvicina, ma non c'è paragone. Io, no di certo.

Come si può non essere sopraffatti dall'ardore dei soci fondatori che, nel 1888, diedero il via ad una straordinaria avventura, ancora oggi appassionante?
Si può solo sostare, in reverente silenzio, di fronte alle imprese che nel tempo hanno scritto una storia, riassunte in 150 immagini spettacolari.

Ma non sono stati tanto gli "scatti epici" (quelli finiti su tutte le copertine) ad avermi colpito, quanto le immagini di imprese più datate,  magari tecnicamente imperfette, ma più emozionanti. 
Come, ad esempio, l'autoritratto di Robert Peary durante la sua avventura artica : lo sguardo sofferente, il volto disfatto dalla fatica e dalle privazioni, il corpo ricoperto da una patina di ghiaccio così come i vestiti.
Oppure, le prime fotografie di Macchu Picchu, scattate nel 1915 dal suo ri-scopritore  Hiram Bingham, grazie alla collaborazione degli indigeni che coi loro machete sfoltirono la vegetazione che ne ostruiva la vista.

Uomo e natura si incontrano nell'immagine che ritrae Dian Fossey, in una posa amorevole, insieme con i suoi adorati gorilla, o nel gesto di Jane Godall verso un piccolo di scimpanzé. 
E che dire del colibrì ripreso in volo con l'ostinata pazienza di un fotografo, o dello straordinario orso bianco nella foresta, o dell'occhiata della tigre che filtra dal chiaroscuro della giungla...

Lo sguardo si perde nella bellezza del mondo, nei colori delle terre, del cielo, delle acque e dei suoi abitanti, ma  è catturato anche dalla rovinosa potenza di terremoti, eruzioni e tempeste.
Le scene di vita quotidiana invece, riprese in ogni parte del mondo,  riportano alla consapevolezza che l'Umano affonda radici nell'universale, pur presentandosi sotto  aspetti diversi.

Mai come in questo momento di conflitti fra popoli e culture, queste immagini dovrebbero servire da spunto di meditazione per ognuno. Dovrebbero fare il giro delle scuole di tutto il mondo, per risvegliare  nei bambini ( e non solo) la coscienza dello Spirito presente nella materia e l'unità nel molteplice.

Da parte mia, ho appreso una lezione di umiltà. Tornerò a scrivere di luoghi e a pubblicare le mie immagini ma, per favore, non chiamatemi più "travel blogger". Il Viaggio, quello vero, è un'altra cosa.



Photo Gallery (parziale) su

NATIONAL GEOGRAPHIC 
LA STORIA, LA FOTOGRAFIA, LE ESPLORAZIONI
Museo di Storia Naturale 
Corso Venezia, 55 - Milano
Fino al 14 febbraio 2016 


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