Luoghi segreti d'Appennino: Jano, nuvole di primavera, lavanda e piccole vite d'altri tempi

Pubblicato il 4/14/2015

Il piccolo borgo di Jano, vicino a Sasso Marconi


Le scoperte più belle e inattese le ho sempre fatte deviando dalla strada principale, sia in senso reale che metaforico.
Lo stesso è accaduto anche per Jano. Mi aveva incuriosito il suo strano nome sul cartello stradale, all'imbocco di una strada asfaltata laterale sulla Porrettana, poco lontano da Sasso Marconi. 
Jano era il nome di un'antica divinità bifronte, custode delle fasi di passaggio e mutamento. Appassionata di mitologia, non potevo farmi scappare l'occasione.
Così, senza pensarci troppo, ho parcheggiato l'auto e ho percorso a piedi i 3 kilometri fino al piccolo borgo.
Anche se lo si può raggiungere comodamente in auto, ho preferito camminare per godere appieno del paesaggio circostante, fatto di campi, prati e morbide colline in lontananza.





Dopo poco, la prima sosta presso la chiesa di S. Leo, localmente famosa fin dal XVII° secolo proprio per la reliquia taumaturgica del santo, antico vescovo di Montefeltro.
Non c'è molto: una canonica e l'attigua chiesa affacciate sulla valle, cariche dell' atmosfera propria dei luoghi dalla spiritualità un po' semplice, ma autentica. 

All'interno, si respira il caratteristico odore di fiori un po' sfatti, misto a incenso e candele.
Come spesso accade nella cosiddetta Italia "minore", anche qui si trovano tesori d'arte dimenticati: una madonna policroma in terracotta, tele e affreschi del VXI°° e XVIII° secolo.




Proseguendo il cammino, la strada si inerpica con stretti e ripidi tornanti, fiancheggiata ogni tanto da macchia di sottobosco e querceto.
Appena prima del nucleo principale di Jano, il panorama si apre allo sguardo fino alla piana che ospita la chiesa di San Pietro, con le rosse case strette al suo fianco e il piccolo cimitero semi abbandonato.

Quello che impressiona è il silenzio. Un silenzio denso, rotto solo dal vento che a tratti scuote i cespugli di lavanda, diffondendone tutt'attorno il lieve aroma.
Nel minuscolo camposanto poche lapidi, fra cui colpisce quella di un bimbo : lo si capisce solo per l'angioletto in rilievo, il nome e la foto sono sbiadite dal tempo, ma possiede una bellezza a un tempo malinconica e serena.



  


Peccato che non essendo domenica la chiesa fosse chiusa, avrei voluto vedere i tre altari, la Via Crucis  e la statua della Madonna di Filippo Scandellari , ma per questo tornerò in un giorno festivo.

Negli ultimi tempi, il borgo si è ripopolato ad opera di "cittadini" stanchi della metropoli, o di ex villeggianti estivi rapiti dalla pace idilliaca del luogo, che si trova a breve distanza da Sasso Marconi.

Eppure sembra di essere lontani nel tempo, più che nello spazio, sensazione rafforzata imboccando il viale alberato, che più avanti conduce a "La Torre", un basamento trecentesco circondato da case in pietra di origine medievale.





Anche qui, non ho incontrato nessuno. Eppure, nella villa padronale ottocentesca inserita nel complesso e ristrutturata nel 1884, ha sede un albergo - ristorante piuttosto famoso, anche come sede di banchetti di nozze campestri.

Meglio così. Ho potuto vagare indisturbata nei vicoli di questo piccolo nucleo, gustandone il fascino austero e un po' decadente.
Angoli deliziosi, panchine invitanti alla contemplazione, fontane stillanti da cui trabocca l'acqua sulla via in terra battuta...viene davvero voglia di fermarsi, e non tornare più in città.








 E invece, purtroppo, sono tornata. 




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2 commenti

  1. Annamaria Poliaprile 16, 2015

    Ecco dov'eri!!!! Mi chiedevo, ma Wanda???? Perchè non ci racconta qualche giretto nei paesini bolognesi??? Ed ecco qua....bellissimo....tranquillo e silenzioso borgo con case stupende e angolini pieni di verde...Meraviglia!!!! Vorrei venire anch'io a zonzo a scoprire nuovi posticini incantevoli...Un ciaooooo squillante da Annamaria....

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