All'Isola d'Elba, in cerca dell'odore di ferro

Pubblicato il 7/05/2016

Miniere del Monte Calamita


Vado spesso e molto volentieri all'Isola d'Elba, soprattutto in bassa stagione e anche d'inverno, come mi era capitato a febbraio. 
Questa volta i miei passi mi hanno portata a scoprire i silenzi e gli spazi selvaggi della penisola del Monte Calamita e in particolare del suo distretto minerario, l'ultimo sull'isola, chiuso nel 1981.

Lì, grazie ad un'escursione a 24 metri sotto il livello del mare , mi sono letteralmente immersa nell'odore del ferro, sprigionato dall'immenso giacimento di magnetite, il minerale più ricco di ferro che esista in natura (mediamente intorno al 70%).
Un minerale ancora abbondantemente presente nel cuore della montagna, che è catalogata come Riserva Mineraria Strategica Nazionale del Demanio.

I giacimenti ferrosi dell'Elba, conosciuti e sfruttati fin dalla civiltà etrusca, hanno contraddistinto l'economia e il paesaggio urbano dell'isola così come la toponomastica (basti pensare a Porto Ferraio, ma anche allo stesso Monte Calamita. 
I giacimenti si sono principalmente distinti in due distretti minerari: a nord-est quello di Rio nell'Elba e quello di Capoliveri a Sud Est.


Miniere del Monte Calamita- Foto www.minieredicalamita.it
Miniere del Monte Calamita- Foto dal sito www.minieredicalamita.it

Nelle Miniere di Capoliveri del Monte Calamita  mi sono recata per scendere nel primo livello di profondità della Galleria del Ginevro, quello a  - 24, visitabile accompagnati da una guida.
Il livello più profondo, a  - 54, per il momento è visitabile su richiesta per motivi di studio) della Galleria del Ginevro. 
Questa era l'unica  l'unica miniera sotterranea dell'isola, sfruttata a partire dai primi decenni del secolo scorso, ed era anche il più esteso giacimento di ferro in Europa.

Per raggiungerle  sono partita con la mia auto da Capoliveri, uno dei paesi più antichi  e pittoreschi dell'Elba arroccato a circa 170 slm nel  versante sud orientale dell'isola.
Si  parte da piazza del Cavatore (il nome dato ai minatori capoliveresi perchè il minerale si "cava") su una strada - per la prima parte asfaltata poi in terra battuta, ma molto ben tenuta, che si snoda  per 6 chilometri dominando dall'alto la bellissima e selvaggia costa occidentale della penisola di Calamita.
La strada è quasi pianeggiante e regala panorami incredibili sul mare e, nei giorni più limpidi,  sulle isole di Pianosa e Montecristo.

Si arriva quindi al cancello e al largo piazzale del palazzo amministrativo e delle officine della miniera. Qui si può visitare il piccolo ma interessante Museo della Vecchia Officina che illustra, con tavole e molte testimonianze come oggetti, arredi e documenti, la vita dei minatori,  le tecniche estrattive e di lavorazione del minerale ferroso ma anche l'utilizzo degli altri minerali che si trovano nei giacimenti a cielo aperto. 


Miniera del Monte Calamita

Vi si trova anche la biglietteria (la visita è a pagamento), il bookshop, un punto self ristoro e delle comode tavole con panche sotto i pini in faccia al mare, per pranzi al sacco.
Qui è il punto d'incontro con la guida per la visita ai due livelli accessibili (+ 6 e - 24) della Galleria del Ginevro che si raggiunge accompagnati, o anche tramite mezzo proprio, dopo aver percorso altri 6 chilometri di una strada sterrata piuttosto comoda.

Io ho effettuato la visita con Caterina Signorini, una delle esperte guide dell'associazione Caput Liberum, che ti fanno immergere non solo nel mondo sotterraneo, ma anche nella geografia e storia economica, sociale e culturale del distretto minerario e del territorio. 
Nel mio caso la spiegazione è stata fornita in italiano e in inglese, a beneficio di una coppia di turisti tedeschi unitisi al nostro gruppo di 4 persone.
Ero già stata, qualche anno prima, a visitare  il livello a 6 metri sopra il livello del mare e mi avevano impressionato i "fantasmi" delle strutture rimaste sul piazzale antistante l'ingresso alla galleria.
I giganteschi impianti per il "lavaggio" e il carico del minerale estratto, muti  testimoni di una fervente attività durata peraltro poche decine di anni e oggi simili a ferrose sentinelle del mare.

Precedentemente all'apertura delle prime gallerie, il suolo del piazzale era ancora mare, dove attraccavano le navi per il trasporto del materiale ferroso. L'area via via si è trasformata, colmata sedimento su sedimento dai materiali di risulta, fino a diventare galleria e infine suolo.

Miniere del Monte Calamita - Foto www.minieredicalamita.it
Miniere del Monte Calamita- Foto dal sito www.minieredicalamita.it

Dopo l'ingresso alla galleria il buio e il fresco (la temperatura è in realtà costante in tutta la miniera sui 18°) ci vengono incontro e ci accompagneranno per tutta la visita. 
Ci vengono subito forniti caschetti gialli di sicurezza  e pile magnetiche, provvidenziali per illuminare i tratti bui di alcune gallerie e per scoprire magicamente alcune pareti colorate da altri minerali e concrezioni.
Con le pile giochiamo anche un po', provando la capacità attrattiva, calamitica appunto, della magnetite in certi punti.

La penisola di Calamita era nota, anche in tempi antichi, per il suo potere più che attrattivo deviazionale delle polarità della bussola e per questa ragione veniva per lo più evitata.

Se pensiamo che la magnetite, di cui Caterina all'uscita ci dona un frammento raccolto sul piazzale, è un minerale grigio scuro, possiamo capire come il buio diventi subito profondo. 
E se il senso della vista viene annullato,  l'olfatto può invece percepire l'intenso odore di ferro, come di sangue, quasi un retrogusto olfattivo che, come dice Caterina che in miniera ci scende quasi tutti i giorni, "si appiccica al palato". 
E che il sangue sappia anche di ferro, per via della ferritina,  è noto a tutti.

Al livello 6 si trova  il refettorio  per i cavatori, non più di sei per ogni turno: questa  miniera sotterranea non necessitava di un gran numero di maestranze, ma di minatori esperti nelle difficili e rischiose operazioni di estrazione con esplosivi.


Miniere del Monte Calamita

Il turno di mensa era interno alla miniera, per proteggere i lavoratori dalla luce del giorno e permettergli di tornare subito al lavoro.
Certo, questo e altro rendevano molto difficili le condizioni di lavoro : buio quasi pesto, acqua immessa in grande quantità per dare movimento ai macchinari che lavorano ad aria compressa, fango, rumore assordante e gas esplosivi.
Le otto ore trascorse in miniera diventavano così un'ardua prova soprattutto se si pensa al salario nemmeno dignitoso che, prima delle rivendicazioni sindacali, consisteva in un pagamento a cottimo in base al materiale estratto ogni giorno, tempo permettendo.

Per accedere al livello - 24 si scende  su una lunga e stretta scala scavata nella roccia di circa 250 gradini,  un po' scivolosa, ma messa in sicurezza con un corrimano di corda. Arrivati al livello, vi si dipanano diverse gallerie, alcune completamente buie, altre meno, dove sono ancora posati i binari su cui si muovevano i carrelli e le attrezzature di perforazione.

Miniere del Monte Calamita


Alcuni di questi sono ancora lì a "dissolversi" lentamente in un "ammasso" di ruggine: impressionante come,  in meno di quarant'anni, lo stesso ferro ritorni così  quasi alla sua natura di minerale. Nel percorrere le gallerie si trovano dei camini di ventilazione, chiamati "fornelli" che venivano usati anche come passaggi verticali tra una galleria e l'altra.

Sia dal livello 6,  ma ancora di più al livello - 24,  si accede alle due grandi "coltivazioni" (nord e sud, considerando che su quest'asse, corrispondente al magnetismo terrestre,  si dispone il materiale ferroso di tutti i giacimenti sulla terra) ossia le aree di estrazione più ricche di magnetite dove ci si può affacciare protetti da una balaustra.
Le due cavità, di cui la più grande (la nord)  misura 100 metri di altezza per 90  di larghezza, sono il risultato di ripetute estrazioni compiute per esplosione della massa di pietra durissima della montagna. 
Quanto veniva esploso precipitava verso il punto più basso, e qui veniva prima frantumato, poi convogliato in alto e all'esterno, mediante un nastro trasportatore  per essere trattato nelle "laverie", che provvedevano a separare, con l'aiuto di grandi elettromagneti, la parte sterile da quella ferrosa.

Delle due coltivazioni quella sud è "illuminata" dalla luce naturale che proviene da un crollo accidentale del soffitto: la cavità è enorme ma molto più piccola rispetto alla coltivazione nord di cui si può solo intuire la profondità gettando un sasso.

Miniere del Monte Calamita


Risalendo verso l'uscita gli occhi fanno un po' fatica a riabituarsi alla luce naturale, e penso a cosa dovesse essere ogni giorno. e negli anni,  per i lavoratori che soffrivano di fotofobia. 
Almeno fino a prima della seconda Guerra Mondiale, d'inverno come d'estate,  i cavatori si alzavano alle 4 del mattino per raggiungere le miniere a piedi o al massimo a dorso di mulo.

Oggi, che le miniere sono state chiuse per ragioni economiche, si fa fatica a pensare che fino agli anni 60 del secolo scorso,  la "ricchezza" o meglio il sostentamento delle famiglie dell'Elba provenivano tutti da lì  o dall'indotto o  da quel poco che dava l'agricoltura. 
Il turismo è nato solo poco dopo e con quello altre possibilità.

E' saggia la scelta che anche le miniere visitabili facciano parte di un giacimento turistico fruibile e sostenibile, che abbraccia non solo mare e spiagge, ma tutto un territorio nella sua complessità di storia e ricchezze naturali e culturali: e questo all'Elba stanno cercando di farlo al meglio.

Qui sotto, un breve video sulle Miniere Calamita di Capoliveri


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La visita al livello- 24 è possibile tre giorni la settimana (martedì mercoledì e giovedì) alle 10 e alle 12 da aprile a ottobre; la galleria a + 6 invece tutti i giorni con diversi orari al giorno.
Sul sito delle Miniere di Calamita potete trovare ulteriori esaurienti e preziose informazioni sugli altri luoghi da visitare e sulla storia e storie ad essi collegati:
http://www.minieredicalamita.it

Miniere Calamita
Località Calamita, Capoliveri
Tel. +39 0565 935492
Cel. +39 393 90 59 583
Mail info@minieredicalamita.it

Questo articolo è stato scritto da Susanna Berretta per Viaggi, Luoghi e ProfumiLa riproduzione, totale o parziale, è vietata e l'originale si trova solo su Viaggi, Luoghi e Profumi.







4 commenti

  1. Sembra un posto fantastico... ma si può fare sia visite guidate che da soli?

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    1. Mi pare che nel post Susanna dica chiaramente chele visite sono solo guidate. Anche per ovvie ragioni di sicurezza.

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  2. Confermo le visite alla galleria del Ginevro sono solo guidate. Dal piazzale della biglietteria e del museo della vecchia officina parte un sentiero di 2,5 km che arriva al mare e che si può percorrere anche senza guida.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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