Madagascar: La magìa voluttuosa dell' Ylang Ylang - Capitolo 1

Pubblicato il 7/18/2013


Madagascar, Andrigintra


Quello in Madagascar è stato uno dei miei viaggi più belli. Forse perchè l'avevo tanto sognato e preparato, iniziandolo prima di partire sulla carta geografica e nella mia fantasia. 

Un intero mese in solitaria, percorrendo quest' isola immensa da nord a sud, attraverso i suoi sorprendenti e sempre mutevoli paesaggi : foreste pluviali cariche di orchidee selvatiche, luminosi altipiani verdeggianti di vigneti e conifere, maestose montagne e rossi deserti rischiarati dalla luna e... languide spiagge tropicali, rifugio di pirati e principesse indigene...

A rievocare il tutto, il ricordo del sensuale profumo dell' Ylang Ylang che pervade Nosy Be, dove ho trascorso gli ultimi giorni di riposo al termine di un'avventura indimenticabile.  

Quarta isola del mondo per superficie, il Madagascar è una specie di zattera ormeggiata alla grande madre Africa sulla quale, a dispetto di ogni legge evolutiva, sono arrivate fino a noi intere stirpi di fossili animali e vegetali che non si trovano in nessun'altra parte del mondo e sempre nuove specie sconosciute vengono individuate dai ricercatori.

Qui sopravvivono gli ultimi lemuri dagli occhi di brace, insieme a più di 3000 specie di farfalle, alcune delle quali gigantesche, e alla più piccola rana che si conosca, grande quanto un pollice ma di uno squillante color arancio. 
Nel folto delle foreste pluviali, conservate ormai solo nelle Riserve Naturali del paese, si trova un  numero tale di sontuose orchidee da non essere ancora state tutte classificate.

Piante carnivore in Madagascar

In quanto a originalità, anche i malgasci non sono da meno: giunti via mare in tempi lontani da Indonesia e Malesia, si sono mescolati ai Vazimba, primi abitanti dell'isola di origine africana, dando origine a un popolo dalla pelle scura ma dai tratti asiatici, composto da ben diciotto etnie. 
Parlano una lingua nè asiatica nè africana, che vanta le parole più lunghe del mondo e, nonostante gli sforzi dei missionari, seguono ancora i riti di una religione di tipo animista, basata sul culto dei morti. 
Le loro tombe bizzarre, ora severe, ora variopinte, si integrano nel paesaggio simboleggiando il  fondersi naturale della vita con la morte.


Madagascar



Altra stravaganza malgascia è lo Zoma, il mercato all'aperto più esteso del mondo, che si tiene ad Antananarivo, la capitale arrampicata su dodici colline sacre. 
Vi si trova di tutto: erbe medicinali e pietre dure, frutta, spezie e fiori, polli vivi, cofanetti in legno intagliato e quadri fatti di foglie essiccate, ma anche oggetti incredibili che sembrano recuperati dalle nostre discariche, come bottiglie di plastica usate e accendini usa -e-getta riciclati.


Madagascar, Antananarivo


Andando da "Tanà" verso il grande sud, dopo aver oltrepassato le rosse
Alte Terre centrali disboscate dagli incendi, si incontrano villaggi di montagna dall'aria frizzante, i cui abitanti vestono una specie di poncho che, con l'immancabile cappello di paglia, dona loro l'aspetto di peruviani capitati sul posto chissà come. 

Quindi il paesaggio si addolcisce in tonde colline coltivate a risaie e persino a vigneti, eredità dei missionari francesi, prima di diventare davvero emozionante, entrando nel cuore selvaggio del Massiccio dell'Andrigintra : le due montagne chiamate "Le Porte del Sud" montano la guardia come sentinelle all'ingresso di un mondo di pietra e di silenzio.

Verso il sud del Madagascar


Madagascar centrale


Da queste parti i viaggiatori affrettano il cammino per passare la notte a Ihosy, ultimo centro abitato prima del Massiccio dell'Isalo e del Grande Deserto, dove compaiono i primi baobab e lo strano spettacolo del "bush",  una sorta di foresta pietrificata di piante cactacee e arbusti spinosi dalla forma di immensi candelabri. Finchè, attraversata dal Tropico del Capricorno, ecco Tulear-La-Bianca, la città affacciata sul tempestoso Canale di Mozambico.

Madagascar, baobab


Questo splendido itinerario, da farsi con un auto adatta a seguirne le piste spesso sconnesse, richiede almeno quattro giorni di tempo. 
A dire il vero, io l'ho fatto accompagnata da un'impiegata dell'Air Madagascar e da suo marito, con il loro macinino che certo non era un SUV di ultima generazione.

Da Tulear sono tornata al nord con uno dei frequenti voli interni, per raggiungere Nosy Boraha (Ile Sainte Marie)  un'isoletta della costa est , di cui su un libro avevo visto  fotografata una spiaggia che volevo assolutamente trovare. 

E ce l'ho fatta : l'ho cercata,  pedalando in bici per una ventina di chilometri (non c'era altro mezzo) e spaventando i bambini dei villaggi che non avevano mai visto una "aliena" come me. La giornata non era splendida, anzi pioveva a tratti : ma non scorderò mai la felicità di trovarmi finalmente in quel paradiso, fra la  vegetazione accesa dagli alberi di flamboyant  (la Stella di Natale, formato gigante) e animata dal grido degli uccelli selvatici !

Nosy Boraha, Madagascar


Paesaggo del Madagascar


Con un pittoresco trenino, sono poi tornata alla capitale e ripartita in aereo per il nord, dove avevo in programma un'escursione fra le cascate del Parco Nazionale della Montagna d' Ambra e, soprattutto, alcuni giorni di riposo sulle spiagge di Nosy Be : ma questo lo racconterò nella seconda parte del post, che trovate cliccando qui.

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6 commenti

  1. Sono approdata al tuo blog da un commento su un post sul fatto quotidiano che ho apprezzato particolarmente....mi piace il tuo blog e sono felice di poterlo seguire da adesso!
    Ciao
    Giulia

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    1. Ciao Giulia,
      ancora grazie per l'apprezzamento e l'aiuto!

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  2. complimenti un bel blog molto originale e con post di cultura molto interessanti

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    1. Grazie anche a te Carmine,
      è bello sapere che il frutto della propria passione viene capito e apprezzato!
















      come promesso ho condiviso il link al tuo post su

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  3. J'AI DEJA VU CES COULEURS MES COMPLIMENTS POUR UN TRAVAIL A SE SOUVENIR; NIVO

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