Algeria: viaggio sul bus dei folli, cinque minuti prima dell'apocalisse

Pubblicato il 9/25/2014

Arco di Traiano a Timgad


Avevo programmato il post sull'Algeria verso Capodanno, perchè a questo particolare momento è legato il ricordo olfattivo più importante di quel viaggio.
La notizia di oggi,  circa la decapitazione di un escursionista francese per mano di estremisti islamici, ha invece riportato di colpo alla memoria i luoghi, ma soprattutto i volti delle persone che ho incontrato in quel bellissimo, ma tormentato paese.

Ho avuto la fortuna di andare in Algeria appena prima che scoppiasse la guerriglia fondamentalista, che poco dopo avrebbe causato anni di morte e distruzione fra la popolazione civile.
Era il periodo in cui andavo matta per le danze etniche e, quando venni a sapere di questo viaggio nel quale si imparavano all'origine le danze tipiche del Maghreb, non ci pensai un momento a prenotare.

Ebbene, è stato il viaggio più stancante, ma anche squinternato e divertente che abbia mai fatto!
Immaginate un vecchio autobus sgarruppato, caracollante fra villaggi e deserto, dai cui finestrini usciva il fracasso di percussioni e pifferi, suonati dai musicisti che ad ogni tappa si univano alla combriccola... e immaginate la faccia dei camionisti che ci incrociavano, vedendo la folle attività che si svolgeva sul nostro mezzo!



Un caffè e "sosta pipì", nel deserto algerino


L'atmosfera a bordo era tale che, dopo un paio di giorni, anche il compunto e devoto autista dimenticò di srotolare il suo tappetino di preghiera, trascinato  dall'allegria generale.

Il tour prevedeva ogni giorno la sosta in un villaggio diverso dove, presso la "Casa della Cultura" avremmo incontrato la compagnia di danzatori locali e svolto il nostro programma di studio, guidati dal coreografo algerino emigrato a Parigi che ci accompagnava. 

Come dicevo, spesso qualche musicista ci seguiva nel viaggio per un po'. In un paio di occasioni però, sul bus salì - non invitato -  un barbuto figuro che ci tempestava di domande, ma anche di velate ammonizioni circa la licenziosità di una tale brigata, dove uomini e donne si divertivano insieme in modo scandaloso.

Allora ci sembrò solo un noioso, ma innocuo seccatore :  più tardi invece, ho capito che erano i segni premonitori del feroce oscurantismo che di lì a poco avrebbe travolto la nazione. 

Algeria, piccoli dnzatori


Paesaggio nel deserto algerino


Sebbene la maggior parte dell'itinerario si svolgesse nella Cabilia, territorio dove la cultura berbera era storicamente lontana da ogni estremismo, in alcuni villaggi già si insinuavano i primi accenni di intolleranza.
La sera dell'ultimo giorno dell'anno ne avemmo un assaggio. Innanzi tutto, alloggiando nell'unico hotel a disposizione, il primo in cui ci ritrovammo a dormire in stanze completamente prive di finestre affacciate sull'esterno.

La cosa venne presa con ilarità, trasformandosi in un gioco goliardico nel quale, unici ospiti,  ci si salutava dalle sole feritoie disponibili, aperte su una specie di ballatoio interno.

L'atmosfera di  segregazione continuò nell'unico ristorante che ci accolse ( anche se ufficialmente chiuso come tutti quelli in città) e dove fummo pregati di non schiamazzare, nè tanto meno gozzovigliare, pur se si trattava dell'ultimo dell'anno.
Brindare a spumante? Non se ne parlava proprio, eravamo in una enclave rigidamente musulmana, mica nella capitale! 



Cime dell'Atlante innevate, in Algeria


Poco male. La mattina successiva, mentre il nostro bus arrancava sulle pendici dell'Atlante, festeggiammo come si deve il primo giorno del nuovo anno.
Non dimenticherò mai il profumo fin troppo zuccherino dello spumante da quattro soldi (procurato sottobanco) col quale brindammo!
Il suo aroma rimarrà per sempre legato al sollievo della ritrovata libertà, riflessa nello sconfinato paesaggio montuoso che stavamo attraversando. 
Oggi, rivedendo le foto di quel viaggio memorabile, mi sto domandando quanti dei piccoli danzatori che abbiamo conosciuto siano ancora vivi. 


Viaggiare oggi in Algeria ? Un rischio inutile

Anche se dal 2004 il governo ha cercato di dare impulso all'industria turistica migliorando il livello dell'ospitalità, temo che un viaggio sia da sconsigliare.
Alla presenza di bande armate e cellule terroristiche che si finanziano con sequestri di occidentali, si aggiunge infatti la minaccia concreta che tali sequestri finiscano nel peggiore dei modi.
La situazione viene monitorata sul sito del Ministero Viaggiaresicuri

Bisognerà aspettare ancora quindi, per rivedere la "Bianca Algeri", i contrafforti della catena dell' Atlante,  le oasi dove lo smeraldo delle palme spicca sull'oro della sabbia... e i suggestivi siti archeologici, come l'antica città romana di Timgad.


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